Nido aziendale di Ozzano: "Un asilo di serie A" 
 

“Probabilmente perché è dell’università e i docenti ci portano i propri figli, ma questo asilo è considerato di serie A”. Secondo la coordinatrice, Micaela De Simone, il nido aziendale della Facoltà di medicina veterinaria dell’università di Bologna non ha nulla da invidiare alle strutture comunali della stessa tipologia. In una regione, l’Emilia Romagna, famosa per la qualità della proposta formativa degli asili comunali, il nido di Ozzano, aperto nel mese di settembre del 2002 e situato all’interno della Facoltà di veterinaria, sembra smentire l’opinione secondo cui le strutture infantili private sarebbero scadenti rispetto a quelle pubbliche.

La percezione che se ne ha al di fuori dell’università è certamente positiva, tanto che, dice la coordinatrice, al comune di Ozzano  c’è una lunga lista di richieste per accedervi. Dei 16 posti di cui dispone l’asilo, 7 sono riservati ai figli dei dipendenti (o studenti) della Facoltà, e 9, per una convenzione col comune, sono a disposizione delle famiglie di Ozzano. La retta che i non dipendenti della Facoltà pagano è la stessa che pagherebbero al nido comunale. I comuni di residenza degli utenti, secondo i criteri stabiliti da ogni amministrazione, coprono parte della tariffa che la cooperativa che gestisce il nido richiede alle famiglie. La Seacoop percepisce 23 euro al giorno per ogni bambino, moltiplicati per un minimo di 8 giorni mensili per i figli dei dipendenti dell’università e per un minimo di 11 per gli altri.

La struttura non è molto grande. Superato l’ingresso, dove i visitatori indossano i copri scarpe di plastica, si entra nell’aula dove i bambini giocano, dormono e mangiano. Oltre a quella c’è il bagno e un ufficio. Colori allegri alle pareti e pochi mobili per permettere ai bambini di correre.   

Mentre i piccoli, aiutati dall’educatrice e dalle due ausiliari, si preparano al pranzo, la coordinatrice spiega le molte attività che si fanno coi bimbi. La posizione decentrata della struttura rappresenta addirittura un vantaggio rispetto agli asili cittadini: “Possiamo uscire a fare passeggiate all’aria aperta e i bambini entrano spesso in relazione con gli animali. Una delle mamme che fa qui l’ostetrica ci telefona se nasce un puledro e noi portiamo i piccoli  a vederlo. E poi anche gli studenti spesso portano coniglietti e altri animali simpatici per mostrarli ai bambini. Per loro è sicuramente formativo. Molti ragazzi che stanno sempre in città imparano tardi come è fatta una mucca”. I rapporti con il nido comunale di Ozzano sono ottimi. Micaela De Simone spiega che le insegnanti partecipano agli stessi corsi di aggiornamento e si scambiano esperienza e informazioni. Al personale di un nido privato è richiesta la stessa preparazione e gli stessi titoli di studio di un operatore del pubblico e il programma formativo proposto al nido aziendale di Ozzano, il primo aperto nella regione e il primo universitario nel paese, prevede anche attività artistiche con un esperto: “Con Alessio i bambini si divertono molto, usano materiali sempre nuovi e fanno i lavori più diversi ispirati agli autori dell’arte contemporanea”.

La nascita degli asili aziendali e privati in generale e quindi la concorrenza, dice la coordinatrice del nido di Ozzano alla luce della propria esperienza,  non possono che spingere al miglioramento di tutte le strutture. Un dato è certo: sono sempre di più le aziende che intendono aprire un asilo al proprio interno. Solo nell’ambito universitario sono state avanzate due richieste: dalla sede centrale dell’Università di Bologna e dall’ateneo parmigiano. Intanto il caso di Ozzano resta un esempio positivo all’interno di un dibattito che non smette di sollevare dubbi.

   

Federica Pezzali

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