"Gli asili
aziendali rappresentano una risorsa in più, ma certo non potranno
sostituire l'offerta formativa pubblica, in particolare in una
regione come L'Emilia Romagna, dove negli ultimi 6 anni il numero
dei nidi comunali è salito da 400 a 520". L'assessore
regionale alle
Politiche sociali Gianluca Borghi si esprime a favore dell'apertura
degli asili aziendali, una realtà che sul territorio regionale si
sta consolidando.
Assessore,
quanti sono i nidi aziendali in Emilia Romagna?
Tre sono quelli
già attivi: a Ozzano, presso la facoltà di Veterinaria
dell'Università di Bologna, al Policlinico di Modena e alla
Questura di Ravenna. Altri 7 sono in corso di realizzazione.
Come sono e
come funzionano in nidi aziendali nella nostra regione?
Devono rispettare
gli standard previsti dalla legge regionale e quindi essere
collocati all'esterno del luogo in cui lavorano i genitori dei
bambini, devono adeguarsi a standard strutturali e devono prevedere
delle convenzioni coi comuni. Anche la proposta formativa deve
essere equiparata a quella dei nidi comunali.
Insomma non si
può parlare, almeno per quelli esistenti, di asili di serie B.
No certo. Non ci
troviamo di fronte a dei "box", a dei semplici parcheggi,
ma ad ambienti di tutto rispetto in cui il personale è qualificato
quanto gli operatori del pubblico. C'è molta attenzione in materia
da parte della Regione. Il fatto che si richieda la collocazione del
nido all'esterno della struttura di lavoro dipende da una
valutazione pedagogica. Gli spazi devono essere sufficientemente
grandi ed esistono delle indicazioni precise in merito.
Il nido di
Ozzano, all'interno della Facoltà di Medicina veterinaria
dell'Università di Bologna, sembra bello ma un po' piccolo.
Perché c'è una
sola sezione e quindi una sola aula, ma rientra nei parametri.
Non si corre
il rischio che le strutture private si propongano come sostitutive
dell'offerta pubblica?
Non in Emilia
Romagna. Negli ultimi 6 anni abbiamo aumentato il numero dei nidi
comunali e abbiamo investito 70 miliardi nel settore. Esiste una
lista d'attesa di 2 o 3mila richiesta di inserimento al nido e
faremo in modo di ridurre ulteriormente questo numero, ma bisogna
ricordare che nella nostra regione 20mila bambini frequentano il
nido. Un numero grande che tradotto in percentuale è il 24% dei
bimbi da 0 a 2 anni. L'Emilia Romagna è la prima regione in un
paese, l'Italia, in cui la media nazionale è del 7%.
Una delle
preoccupazioni dei sindacati, della CGIL in particolare, è che nei
nidi aziendali, che sono gestiti da cooperative, ci sia un frequente
turn over degli educatori e che quindi un bambino veda cambiare
spesso le proprie figure di riferimento.
E' vero è un
problema serio, che però non riguarda solo i nidi aziendali ma
tutti i servizi in appalto. Stiamo affrontando il caso con i
sindacati e stiamo discutendo delle modifiche alla legge che possano
risolvere la questione.
Quindi i nidi
aziendali non sono un rischio ma una risorsa?
Potrebbero essere
un un sistema deregolamentato, ma non è il caso della nostra
regione, dove l'attenzione all'infanzia è una priorità su cui si
continua a lavorare.
Federica Pezzali
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