Il boom dello scientifico esclude i fuorisede 
 
Le domande di iscrizione ai licei scientifici superano i posti disponibili, si deve scegliere: via libera a chi ha fratelli o sorelle già iscritti e a chi abita nel quartiere. Tengono i licei classici, in calo le richieste negli istituti tecnici

A scuola precedenza ai residenti e alle famiglie

"Volevo mandarlo allo scientifico, ma non c'era posto". Da un paio d'anni i genitori non sono più sicuri che la domanda di iscrizione del figlio venga accolta dall'istituto  prescelto. Complice la valanga di richieste, il liceo scientifico è il traguardo più difficile. I presidi aumentano le classi quando possono, o selezionano le domande seguendo i criteri fissati dalla scuola. Pochi problemi per entrare al classico, mentre gli istituti tecnici registrano un calo. 

Fuori le mura, ma non in periferia. Il liceo scientifico Fermi soffre il traffico, ma non quanto i due licei classici statali di Bologna, nel centro storico della città. E' spazioso come molti degli istituti tecnici e professionali, ma meglio collegato. Nel suo programma di studi sì al latino, all’inglese e all’informatica, no al greco e a materie specialistiche. Sarà forse per questo essere una “via di mezzo”, che il liceo riscuote fiducia, come gli altri “scientifici” della città, tutti con  caratteristiche simili.

Da alcuni anni le domande di iscrizione al Fermi sono in crescita. “C’è stato un aumento degli studenti” spiega una collaboratrice della preside. “L’istituto ha moltiplicato le sezioni e fino all’anno scorso siamo riusciti ad accogliere tutte le richieste. Adesso però non ci sono più aule libere”. Si potrebbe creare una succursale della scuola, ma bisogna vedere cosa ne pensa la Provincia. Intanto il Consiglio dei docenti deve fissare i criteri per selezionare le domande, poi toccherà alla preside comporre le classi. Compito che già svolge, per inserire gli studenti nelle varie sezioni. Il Fermi ha sei tipi di corsi, dallo scientifico tradizionale a quello sperimentale con il bilinguismo. Difficile organizzarsi in anticipo: “Non c’è nessuna tendenza nella scelta negli indirizzi, ogni anno è una scoperta” osservano alla scuola.

Il rischio è di finire come il Righi, il più antico liceo scientifico di Bologna. Fondato nel ’23, è sospeso tra città vecchia e nuova. Le domande di iscrizione superano di gran lunga i posti disponibili: l’anno scorso la scuola ha rifiutato decine di domande. Per la selezione si seguono i criteri fissati della Provincia: precedenza a chi ha la residenza nel quartiere e a chi ha fratelli o sorelle già iscritti alla scuola.

Anche il liceo classico attrae molto. Il Minghetti ne è un esempio. Nel cuore della città, offre ai suoi alunni esclusivamente il corso tradizionale. “Negli ultimi tre anni c’è stata una crescita graduale delle domande”, spiega la preside Ivana Summa “poi l’anno scorso l’esplosione: abbiamo formato undici prime classi contro cinque terze”. Secondo la preside, il boom di iscrizioni è dovuto al tipo di corso offerto, tradizionale senza sperimentazioni, che dà fiducia e permette di rimandare le scelte sul destino professionale. Altro punto a favore, la riforma Moratti non dovrebbe modificare i licei classici e scientifici.

Malgrado l’impennata delle richieste, finora sono state accolte tutte le domande, ma dal prossimo anno potrebbe diventare necessario scegliere. Il Consiglio di istituto darà la precedenza a chi ha fratelli o sorelle in altre sezioni. Se non sarà sufficiente, si ricorrerà al sorteggio. “Abbiamo deciso di non applicare il principio della territorialità”, spiega la preside Ivana Summa “per non discriminare gli studenti provenienti dalle zone montane che, per la comodità dei collegamenti e la sua centralità, scelgono il nostro istituto. Difficilmente questi alunni troverebbero altrove la stessa offerta formativa”. Nella formazione delle classi la preside cerca di equilibrare la presenza maschile e femminile, di variare la provenienza dalle medie inferiori e il merito scolastico. Nella domanda di iscrizione, come in altre scuole, si possono anche esprimere preferenze sui compagni di classe.

Calo di iscrizioni invece al Galvani, il liceo classico che da più di quattro secoli è “la scuola” di Bologna. Attraversati i suoi portici in via Castiglione, si entra nella sala d’ingresso tra bacheche zeppe di antichi strumenti scientifici, file di quadri moderni, sotto la targa dedicata a Pier Paolo Pasolini che qui studiò.

“Una decina di anni fa c’è stato un calo delle iscrizioni” spiega  la vicepreside Maria Grazia Negrini “crisi superata con la sperimentazione linguista e il mantenimento della tradizione che, in questi tempi di attesa della riforma scolastica, dà molta fiducia”.

L’istituto offre cinque corsi: “A parte lo sperimentale con l’esame che dà l’accesso alle università inglesi, e quello con l’insegnamento del tedesco, non si nota alcuna tendenza nelle preferenze espresse al momento dell’iscrizione” spiega la dottoressa Negrini “ci sono fluttuazioni annuali, con una sostanziale stabilità”.

Non ci sono grandi problemi nel soddisfare le richieste, né riguardo alla scelta della scuola, né dell’indirizzo. Sulla domanda si può esprimere una seconda opzione sul tipo di corso. Se viene indicata, si può essere spostati. Per il resto si seguono criteri già fissati da tempo: precedenza  a chi abita nel quartiere e a chi ha fratelli o sorelle già iscritti. Il ruolo di mediatore tocca sempre al preside. Alla fine gli scontenti sono pochi anche perché, se è vero che alcuni genitori chiedono con insistenza una sezione, per altri la scelta è casuale e accettano cambi di corso. Anche in questo istituto nella formazione delle classi si cerca di distribuire il merito scolastico. Comunque, in caso di disagio si può cambiare sezione: lo fanno 4-5 ragazzi ogni anno.

Se i licei scientifici, e in parte i classici, hanno problemi di abbondanza, per gli istituti tecnici e professionali si pone il problema opposto. All’Istituto tecnico statale Odone Belluzi”, l’Itis, studiano 905 studenti divisi in vari indirizzi: meccanica, fisica, chimica, elettronica, informatica ed elettrotecnica. “Negli ultimi anni c’è stata una leggera flessione nelle domande di iscrizione” spiega il preside Pier Ugo Prati. L’anno scorso è stata persa una prima classe, e così anche l’anno prima. “Un fatto di moda” osserva il preside “legata all’idea, sbagliata, che il liceo dia una preparazione più completa e generale. Invece qui curiamo l’aspetto teorico di materie come la fisica e la chimica, che vengono studiate anche in laboratorio, mentre l’attività manuale è stata molto ridotta. Molti genitori pensano però che mandare i propri figli al liceo aumenti il prestigio sociale”. I ragazzi vengono distribuiti nelle varie classi basandosi sui giudizi delle medie. Anche all’Itis sono in attesa della riforma Moratti, che il preside spera porti alla trasformazione dell’istituto in un liceo tecnologico, considerato che più della metà dei diplomati prosegue gli studi all’Università.

 

Claudia Grisanti

 

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