“La
scuola di giornalismo è come una carta d’identità: oltre a
formarti culturalmente e professionalmente, ti personalizza. Agli
occhi dei caporedattori, se sei uno studente della scuola, non sei
di certo uno dei tanti stagisti”.
Sara Centenari, 29 anni, veronese, da pochi mesi è ormai una ex
studentessa della scuola di giornalismo di Bologna. Lei le aule
della Villa Pallavicini in via Martelli la ha lasciate dopo appena
un anno di lezioni. Destinazione: Brescia Tv, una nuova emittente
lombarda collegata al gruppo dell’Arena di Verona, che le ha
proposto subito dopo la fine dei tre mesi di stages estivi previsti
dal percorso di formazione della scuola, un contratto di assunzione
a tempo determinato.
Adesso Sara conduce quotidianamente il telegiornale ed è la
responsabile del progetto “Multycasting”, un prodotto editoriale
su cui la neonata tv bresciana ha investito parecchio. Responsabilità
e incarichi di rilievo che fanno capire quanta fiducia sia stata
riposta nelle sue doti giornalistiche, anche grazie a quella che lei
chiama, “la sua personalissima carta d’identità”.
“Prima di fare la scuola – spiega Sara pochi minuti prima di
andare in onda – ho avuto diverse esperienze: da product manager
nel portale fininvest “Jumpy” a webmaster delle pagine internet
di RaiNews24”. Esperienze che però, a suo dire, non sono riuscite
a darle quelle competenze giornalistiche di cui era alla
ricerca.
Ecco perché Sara, a 28 anni, aveva deciso di tentare la strada
della scuola di giornalismo, rinunciando addirittura a proseguire la
collaborazione con il network all news di Mamma Rai.
“L’esperienza all’interno della scuola – confessa Sara –
è stata molto più positiva di quello che mi aspettassi.
Sinceramente credevo di fare molto più teoria che pratica, e invece
sono rimasta piacevolmente sorpresa del contatto diretto che la
scuola mi ha dato sia con la gente che con le istituzioni”. La
scuola quindi come “palestra di giornalismo” smentendo così chi
ha sempre pensato che il mestiere del cronista si potesse apprendere
solo ed esclusivamente in “strada” o nella frenesia della
redazione di un quotidiano o di una tv.
“Già alla fine del primo anno – continua Sara – mi sono resa
conto di quanto avessi imparato nel giro di pochi mesi. Durante il
mio primo stage estivo a Radio Capital, per esempio, era evidente
come i miei superiori si fidassero più di me che di altri stagisti
presenti all’interno della redazione, solo perché provenivo dalla
scuola di giornalismo. Per loro questa era un’assicurazione di
fondamentale importanza”. Competenze, opportunità e fiducia:
tutto quello insomma che Sara è riuscita ad acquisire dalla scuola
in un solo anno di lezioni, oltre ovviamente ad un lavoro. Che di
questi tempi non è poco.
Massimiliano Papasso
|