Reporter di professione, barista per caso

 

Fare il giornalista è una questione di carattere. Bisogna sapersi imporre, essere in grado di fare le scarpe alla gente”. Serena, ex studentessa delusa dalla scuola di giornalismo di Bologna, non usa mezzi termini:  la furbizia e lo spirito combattivo sono doti indispensabili per fare strada nel mondo del giornalismo, tutto il resto è solo un aiuto in più. Tra un cappuccino e una cioccolata in tazza, Serena, da San Lazzaro di Savena, trova anche il tempo di collaborare con alcune riviste locali e non ha abbandonato del tutto il sogno di fare la giornalista, anche se ufficialmente fa la barista. “Certo è solo un mezzo per vivere –  spiega durante la pausa dal lavoro -  ma i miei colleghi della scuola che adesso lavorano nei giornali alla fine del mese fanno fatica a sbarcare il lunario”. 

Eppure le occasioni e le opportunità le ha avute anche lei: lo stage alla Rai di Bologna, una settimana nello Yemen come inviata di Panorama, il lavoro a Radio Popolare di Milano, fino all’ultima esperienza, una collaborazione con una rivista di motori della sua città. Ma alla fine una grande delusione: sostituita dopo un anno di duro lavoro, mentre era in vacanza. E nientemeno che dalla protetta del nuovo direttore.

Dopo la laurea in filosofia Serena aveva riposto grandi speranze nella scuola di giornalismo: “Mi sono iscritta subito, appena è uscito il bando”. Immediata la disillusione quando, dopo due mesi di lezioni teoriche e di incontri con capi uffici stampa, viene mandata allo sbaraglio a fare stage per i quali si sente poco preparata. Anche se le doti per fare il mestiere ci sono tutte, tanto che la redazione di Panorama le propone una collaborazione che però Serena deve rifiutare: solo la scuola le può riconoscere quel praticantato indispensabile per diventare una vera professionista. Così continua a scrivere per Panorama, facendo salti mortali tra lezioni, articoli per il mensile della Mondadori e il lavoro dietro il bancone, per mantenersi.

Dopo la tesi sul motociclismo che conclude i due anni all’interno della scuola, la sua grande passione, Serena inizia a collaborare con una rivista del settore IN MOTO, “anche se - dice - mi sentivo inadeguata alla professione, con una qualifica che non corrisponde alle mie reali capacità”. Infine la scelta radicale: decide di iscriversi all’albo come pubblicista anziché come professionista, per poter continuare a lavorare come barista, l’unico lavoro che per ora le permette di mantenersi. Nel suo futuro forse c’è vede qualche altra collaborazione, ma dichiara con sicurezza di non puntare sul giornalismo: farsi mantenere dai genitori per tentare la strada del giornalismo è una scelta che non le appartiene. E ribadisce: è una questione di carattere. 

Omar Mattioli

 

Scuola di Giornalismo, una scelta che ripaga

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