Hamira
Stefanovic: who’s that girl?
Sbrebrenica. La
città d’argento. “Faceva caldo quell’estate, l’estate del
1995” – Hamira si blocca e i suoi occhi sembrano fissarsi su un
punto inesistente - “la guerra in Bosnia era agli sgoccioli quando
entrarono i serbi in città. Uccisero tutti i nostri uomini e li
seppellirono in fosse comuni, scavate rapidamente nei dintorni”.
A 21 anni Hamira
diventava una delle “donne di Sbrebrenica”, risparmiate dalla
follia etnica e orfane di padri, mariti, figli, fidanzati. E, pochi
mesi dopo quel caldo luglio, cominciava la sua diaspora: prima nei
campi profughi in Bosnia poi a Londra e Parigi. Ultima tappa:
Bologna, raggiunta nel 1999 per inseguire il sogno di diventare
musicista e di iscriversi all’università.
Qui si ricostruisce una vita, suona il Sax in un gruppo, i
Black Flux, che non riesce a conquistare serate nonostante gli
sforzi dell’impresario-chitarrista-poeta Simon. Ha il suo gruppo
di amici - Lele, Luchino, Federico, Sissi – e un ex fidanzato,
Emilio, che non riesce a fare uscire definitivamente dalla sua
esistenza.
Hamira ci regala
istantanee, pensieri, ricordi, sogni. E ci fa da guida in una città
che l’ha adottata, che l’ha sedotta senza convincerla.
Francesca
Buonfiglioli
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