''Impossibile ogni progetto nel centro"
 

«Un educatore al Cpt? Per come stanno le cose, ci sta come i cavoli a merenda». A parlare è Erica, operatrice socio-assistenziale, che, per la cooperativa sociale Aliante, nel centro lavora ad un progetto di riabilitazione degli ospiti. Ma «non è possibile alcun progetto a lungo termine – spiega –: 60 giorni sono un periodo troppo breve per poter impostare un lavoro serio. Quel che sono riuscita a fare in questi mesi è cercare di far trascorrere agli ospiti il tempo di permanenza nel centro nel migliore dei modi possibili. Ma i problemi veri sono altri». Quali? «Nella struttura non esiste uno spazio consono alla relazione. Io non ho contatti con gli immigrati che durante le poche manciate di minuti in cui avvengono le pulizie dei blocchi, oppure chiacchierando brevemente con loro, separati da un recinto. Il tempo mi basta appena per raccogliere le loro richieste». Perché Erica si è data un gran da fare per portare giochi, materiale per colorare, libri e riviste dentro il centro. Solo un enorme inconveniente: la gran parte degli oggetti che normalmente si usano per l’animazione, lì, per motivi di sicurezza, non possono entrare. È così che Erica passa la maggior parte del suo tempo a costruire giochi (dama, domino, scacchi) in carta, a levare le graffette che tengono insieme i fogli di quaderno, a smontare le penne ad inchiostro dal loro involucro in plastica, costruendone uno improvvisato in carta. Graffette, biro e pedine di plastica nei blocchi non possono entrare perché potrebbero essere usati dagli ospiti per procurarsi atti di autolesionismo. Come non può entrare nessun paio di scarpe coi lacci, «cosicché – spiega Erica – per tanto tempo i trattenuti hanno calzato solo ciabatte. Fino a che agli operatori della Misericordia è venuto in mente che esistevano le scarpe da ginnastica con l’allacciatura a strappo». Ma com’è il rapporto tra operatori e trattenuti? «Quando, qualche mese fa, io sono arrivata la situazione era tragica. C’era gente che si tagliava, offendeva, urlava e minacciava di suicidarsi. Ora le tensioni sono calate da 100 a 5, grazie al lavoro di tutti. Pensa che i lavori (disegni e poesie) che realizzano con me ora li regalano a tutti gli operatori. Anche ai poliziotti».


                                                                   
Federica Valenti

 

La fabbrica inceppata del Cpt di Modena

 

 

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