Elezioni e dintorni:
 prove di dialogo pensando al futuro 

 

Sta cambiando il vento della politica bolognese? A più di un mese dalle elezioni amministrative non è ancora possibile fare previsioni concrete senza prendersi notevoli rischi, eppure ci sono alcuni segnali che farebbero pensare ad un certo riposizionamento di alcuni importanti attori sociali nello scacchiere politico della città. Anche importanti associazioni economiche stanno cercando di capire per quali strade è incamminato il futuro di Bologna. 

Il centrosinistra, dopo avere sciolto prima di Pasqua i principali nodi delle candidature a disposizione, appare sempre più unito dall'accordo fra Ulivo, Italia dei Valori e Rifondazione comunista e cementato dalla figura trainante di Sergio Cofferati. Il centrodestra, invece, pur confidando nella personalità del sindaco uscente Giorgio Guazzaloca e cercando di mettere in evidenza il lavoro svolto dalla giunta comunale negli ultimi cinque anni, sembra invece diviso, con i principali partiti, Forza Italia e Alleanza Nazionale, che duellano apertamente per raggiungere il controllo della Provincia, di più quartieri possibile e, in ultima analisi, per incrementare il proprio ruolo sia in caso di vittoria che in caso di una sconfitta elettorale. 

Se gli ultimi sondaggi, che prevedono una vittoria sempre più probabile di Cofferati su Guazzaloca, verranno confermati dal voto dei bolognesi, risulta allora comprensibile che anche gli industriali, lanciando la candidatura di Alberto Vacchi alla presidenza di Assoindustria, non vogliano escludere il dialogo con un'eventuale giunta di sinistra guidata da un ex-segretario nazionale della Cgil del calibro di Cofferati. Vacchi, 40 anni, imprenditore e consigliere delegato dell'Ima (azienda di livello mondiale nelle macchine automatiche per imballaggi) è in corsa per la presidenza con Gaetano Maccaferri (erede di una importante dinastia industriale), ma, fra i due sfidanti, appare il candidato più in linea con il prossimo presidente nazionale Luca Cordero di Montezemolo. Già l'elezione di Montezemolo stesso si caratterizzava come un cambiamento di rotta rispetto all'operato di Antonio D'Amato, apertamente schierato con il governo Berlusconi e fautore dell'isolamento totale della Cgil nelle trattative fra Confindustria e sindacato. 

Oggi la candidatura di un "moderato" come Vacchi viene lanciata in nome del dialogo con i sindacati e soprattutto con il più importante, la Cgil, così decisiva e rappresentativa nel tessuto industriale e lavorativo emiliano-romagnolo. E l'ex leader di quella Cgil con la quale si vuole riprendere il dialogo è proprio uno dei due candidati alla poltrona di Palazzo d'Accursio. Ma anche sullo scenario puramente politico importanti novità mostrano uno situazione in evoluzione. 

Un esponente ex-Dc del calibro di Paolo Cirino Pomicino avrebbe quasi arruolato il vice-sindaco Giovanni Salizzoni in Alleanza Popolare - Udeur, il partito di Mastella e Martinazzoli attestato su posizioni centriste, ma per il momento chiaramente all'opposizione dell'attuale governo di centro-destra. In più, il vice-sindaco, da molti anni "confinato" esclusivamente in una realtà politica locale, non ha certamente smentito l'interesse per un progetto di più ampio respiro, rivendicando la propria vocazione puramente centrista e moderata, aliena dal compromesso con le posizioni più estreme a cui il sistema maggioritario per sua stessa natura costringerebbe. 

Comunque vadano le elezioni in Comune, risulta in un certo senso paradossale che il vice-sindaco di un'amministrazione sostenuta dal centro-destra (seppur appartenete alla componente "civica" della giunta) esprima notevole interesse, a un mese dal voto, per una formazione politica che appartiene al centro-sinistra. Salizzoni non vede nessuna contraddizione fra la sua attuale collocazione ne "La tua Bologna" e in un eventuale ingresso in Ap-Udeur. Entrambi sono schieramenti centristi, uno nazionale e uno locale. 

Non esattamente dello stesso avviso i dirigenti locali di Alleanza Popolare, che, rallegrandosi dell'interesse di Salizzoni per la loro formazione politica, lo invitano a fare subito il passo decisivo, prima che si chiudano le liste elettorali. Grande fair-play invece dagli alleati della giunta Guazzaloca, che passano tranquillamente sopra al problema posto dal vice-sindaco. Sanno bene che Salizzoni è uomo di confine, che l'attuale giunta bolognese è decisamente anomala e si mostrano ampiamente tolleranti sulle scelte politiche generali. Quello che conta, ripetono in coro "La tua Bologna", Forza Italia e Alleanza Nazionale, è che la fedeltà a Guazzaloca non sia in discussione. Una scelta basata sulla fiducia o sulla rassegnazione ad una possibile sconfitta? Certo è che Giovanni Salizzoni non è uomo da compiere virate politiche avventate o suicide, anzi. Che abbia, più semplicemente, avvertito il vento cambiare prima degli altri? 

Massimo Donaddio

 

Sette giorni di politica

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