L’integrazione
sociale diventa legge in Emilia Romagna. Il consiglio Regionale ha
infatti approvato un
insieme di norme per la tutela dei cittadini di Stati non
appartenenti all’Unione Europea, degli apolidi e degli esuli
politici presenti nel proprio territorio. La nuova legge, approvata
il 17 marzo scorso dopo un duro scontro con l’opposizione, è
finalizzata a garantire ai cittadini immigrati i diritti
fondamentali della persona e le pari opportunità di accesso ai
servizi, rimuovendo ogni ostacolo al pieno inserimento sociale,
culturale e politico.
Principi
generali, questi, che in passato hanno già ispirato l’attività
della Regione, che nel periodo 2000-2003 ha speso 11,6 milioni di
euro per l’integrazione dei cittadini stranieri.
“La legge approvata è per molti aspetti innovativa – spiega
Graziano Delrio, relatore della legge e consigliere regionale della
Margherita –. Facilita l’adesione alla vita pubblica dei
cittadini immigrati, invitando le istituzioni locali a promuovere
ogni forma di partecipazione; istituisce un osservatorio regionale
sui fenomeni migratori e una rete di agenzie per facilitare la
locazione e l’acquisto di immobili”.
Se da una parte
si parla di partecipazione e rappresentanza, dall’altra si
introduce il principio di integrazione culturale come presupposto
necessario e irrinunciabile: “Il nostro obiettivo – continua
infatti Delrio – è quello di evitare la concentrazione degli
immigrati in quartieri-ghetto.” E per permettere l’integrazione
culturale e sociale dei cittadini stranieri immigrati, una parte
delle risorse è stata destinata proprio a quelle associazioni che
favoriscano l’integrazione interculturale di questi cittadini.
Quest’ultimo
provvedimento è stato molto criticato dall’opposizione regionale,
che teme il rischio di finanziare indirettamente associazioni legate
al terrorismo internazionale. Un’altra accusa mossa
dall’opposizione riguarda il carattere strumentale della legge,
che non aggiungerebbe niente alla normativa nazionale, e che sarebbe
invece un tentativo di contrastare il governo sul piano legislativo.
“La regione si occupa dei settori di sua competenza – replica
Delrio –. Quanto ai finanziamenti ad associazioni, ci sono diversi
livelli di controllo, si tratta di gruppo riconosciuti dalla legge
nazionale e iscritti all’albo delle associazioni. E poi non credo
che il terrorismo internazionale si possa finanziare con un milione
e mezzo di euro”. “E una non legge – rilancia Luigi Giuseppe
Villani, consigliere regionale di Forza Italia, che aggiunge – in
materia di immigrazione, così come sul condono e sulla riforma
Moratti, la Regione ha deciso di contrapporsi al Governo piuttosto
che collaborare”.
Secondo Forza
Italia il provvedimento non aggiunge niente a quanto previsto dalla
Bossi-Fini. Inoltre, il testo regionale ignorerebbe l’articolo 17
di quella legge, che regola la concertazione tra Stato e regioni.
“Ma il mancato riferimento all’articolo 17 non è l’unico
aspetto che contrappone legge regionale e normativa nazionale. La
Regione prevede infatti che, qualora i comuni non attuino le
direttive regionali, la Regione stessa può assumere un potere
sostitutivo. Questo potere sostitutivo non era previsto dalla
Bossi-Fini, così come non era previsto il riconoscimenti degli
esuli politici. Invece che impegnarsi nella produzione di
leggi-manifesto – continua Villani – la Regione avrebbe dovuto,
più concretamente, prendere atto di quanti stranieri può
accogliere il nostro territorio, e cercare di regolare, insieme allo
Stato, il fenomeno dei flussi migratori”.
Diverso il parere
delle associazioni sindacali, che nei mesi scorsi si sono mobilitate
perché la legge venisse approvata. “Il nostro giudizio è
positivo – conferma Marino Favali della segreteria Cisl Emilia
Romagna – visto che la legge favorisce la partecipazione e la
stabilità sociale per quei cittadini stranieri che ancora oggi sono
discriminati e che la Bossi-Fini considera un mero strumento di
lavoro”. Nel corso del 2003, la Cisl aveva sollecitato
l’approvazione della legge raccogliendo più di 5mila firme.
Più articolato,
invece, il giudizio di Don Giovanni Nicolini, direttore della
Caritas di Bologna. “Apprezzo il provvedimento della Regione,
perché con il nostro lavoro condividiamo ogni giorno le stesse
attenzioni. Ma credo bisognerà adoperarsi molto per la concretezza,
dal momento che il provvedimento assomiglia più ad una carta
costituzionale che ad una legge operativa”.
Ai dubbi sulla
concretezza Delrio Replica notando che nel testo è prevista una
“clausola valutativa” e che ogni 3 anni la Giunta, avvalendosi
dell’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, dovrà
informare il Consiglio sullo stato di attuazione della legge.
Antonio
Larizza
In
arrivo |
La
Consulta
Il testo istituisce la Consulta regionale, un organo
collegiale che ha il compito di coordinare gli interventi per
l’immigrazione. E composto da 34 membri, di cui 18 sono
cittadini stranieri |
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Politiche
per la casa
Sarà presto attiva una serie di agenzie per la casa, che
assisteranno gli stranieri nella ricerca di un alloggio. Per
facilitare l’affitto e l’acquisto di immobili, la Regione
ha previsto fondi di garanzia e benefici fiscali |
Attività
culturali
L’integrazione culturale è considerato una delle priorità.
Per questo la Regione finanzierà progetti dedicati a
cittadini stranieri immigrati, ma anche iniziative volte a
conservare i legami con il paese d’origine. Previsti anche
piani per agevolare il rientro volontario nei Paesi di origine |
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Integrazione
e partecipazione
La
Regione invita gli enti locali a stimolare la partecipazione
sociale. Per questo verranno finanziati corsi di lingua
italiana per stranieri. Prevista anche la formazione di
mediatori culturali |
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