Chi naviga in cattive acque
 

Quasi 14 milioni i navigatori di internet italiani, il 10% in più rispetto al 2002. Una notizia buona? Solo in parte. E’ il Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro (Cnel) a farlo sapere, che ha condotto una ricerca con l’ente di ricerca e comunicazione italiano Eurisko. Come vanno le cose in Emilia-Romagna? Siamo quarti in classifica per diffusione della rete internet tra la popolazione: 33 emiliano-romagnoli su cento usano internet regolarmente. Veniamo poco dopo Liguri (36,7%), Lombardi (36,4) e Veneti (35,5), ma ci va meglio rispetto a molte altre regioni; a chiudere la classifica sono Calabria e Basilicata, dove meno di 18 persone su 100 usano internet.

Siamo tra i primi in Italia ma le cose non vanno decisamente bene. Se quasi la metà delle famiglie italiane ha un personal computer in casa, la media degli italiani che navigano in rete è di 28,5 % (ma sono solo il 18,9% quelli che lo fanno regolarmente); quella dei tedeschi che vanno a spasso per internet è del 60%. Oltralpe le cose vanno ovunque meglio. Usa la rete un inglese su due e il ben 43% dei francesi. Oltreoceano si arriva al 68% degli Stati Uniti.

Da dove ci colleghiamo? Preferibilmente da casa. Oltre il 20% delle connessioni italiane parte da lì; il 9,3% dal luogo di lavoro. In calo gli scrocconi che sfruttano il pc e la linea telefonica degli amici, il 5,5% degli italiani. Il dato più deludente è quello che viene dalle scuole. Solo 3 studenti su cento accedono a internet dalla scuola.

E’ anche da internet che si vede la coesione e la modernità di un Paese. “I nuovi analfabeti sono quelli che non usano il pc”  dice la presidente del Cnel, Francesca Santoro. In Italia sono donne e anziani i grandi assenti dal processo di digitalizzazione. Il navigatore tipo è maschio, giovane, tra i 25 e i 34 anni (quasi la metà degli internauti italiani lo è) e laureato; ma la ricerca ci dice anche che quasi la metà dei navigatori nostrani percepisce un reddito medio alto. Operai, casalinghe e pensionati sono fuori dalla grande innovazione tecnologica.

Graziano Pintus
 

 

Io speriamo che me la cablo

 

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