Genitori e provette all'ombra delle due torri
 
Quattro centri specializzati, due privati e due pubblici. Migliaia di pazienti ogni anno. Migliaia di embrioni crioconservati. Bologna da anni è meta privilegiata per quanti affidano alla procreazione assistita la speranza di diventare genitori. In questo campo sono attive la divisione di ginecologia e ostetricia dell'Ospedale Maggiore e, presso il Sant'Orsola, il centro di sterilità e fecondazione assistita dell'Università di Bologna diretto da Stefano Venturoli. Qui, finora, sono nati 33 bambini da ovociti congelati. Poi ci sono gli istituti privati. Innanzitutto la Tecnobios, fondata da Carlo Flamigni nel 1987, e attualmente sotto la guida da Andrea Borini. Al centro si rivolgono ogni anno un migliaio di coppie. Nei "freezer" ci sono circa 3000 gli embrioni congelati, in attesa di essere impiantati nel ventre della madre legittima. Stessi numeri per il Sismer, il poliambulatorio privato fondato e gestito da Anna Pia Ferraretti e Luca Gianaroli.

A rischio la "fecondazione di stato"

"C'è grande preoccupazione tra gli operatori del settore pubblico. I centri ospedalieri che si occupano di fecondazione assistita in questo momento sono a rischio. Potrebbero non reggere la concorrenza con i privati". Stefano Venturoli, ginecologo di lungo corso, direttore del centro sterilità e fecondazione artificiale del Sant'Orsola, non usa mezzi termini. Tra le novità introdotte dalla legge appena promossa dalle camere, infatti, c'è la sottrazione al servizio sanitario nazionale delle terapie per il concepimento assistito. "Fino ad oggi- spiega il professore- le coppie non pagavano per sottoporsi ai trattamenti. A loro carico c'era solo il pagamento del ticket per gli esami di routine. Sembra che la nuova normativa tolga questa possibilità. Tutte le coppie, d'ora in poi, dovranno pagare". Si prospetta, dunque, un quadro di grande incertezza, in cui nessun operatore sa, in realtà, come muoversi. Ci sarà e, nel caso, a quanto ammonterà, per esempio, il finanziamento statale per i centri pubblici? Come verrà ripartito tra i vari istituti? A queste domande, per ora, non ci sono risposte certe. "L'assessore regionale alla Sanità, Giovanni Bissoni- aggiunge Venturoli - ha promesso aiuti per i residenti in Emilia Romagna, ma il 70% dei nostri pazienti proviene da altre regioni. Per tutti loro si attiveranno i servizi sanitari di provenienza?". Chissà. La legge, dunque, a detta del ginecologo, introduce un nuovo problema: la concorrenza tra centri pubblici e privati. Al Sant'Orsola si rivolgono ogni anni circa 3000 coppie con problemi di sterilità. Tra le 1500 e le 1700 ricorrono alla fecondazione assistita (600 a quella extracorporea). "Il nostro è uno dei centri più qualificati del paese. Si rivolgono a noi migliaia di persone ogni anno- precisa Venturoli - la gratuità del servizio e la garanzia di essere assistiti in una clinica universitaria di prestigio fanno passare sopra a le tante carenze del pubblico. Se non ci saranno differenze di spesa, o se queste saranno minime, come faremo ad essere competitivi con i centri privati, che hanno strutture più snelle, meno vincoli del pubblico e danno impressione di maggiore efficienza?".

Nel mondo dei privati

Al numero 12 di via Mazzini, a Bologna, c'è il portone di un poliambulatorio privato. Battenti di legno scuro e vetri all'inglese. Ogni anno varcano quella soglia centinaia di coppie (tra le 800 e le 900, per la precisione) accomunate dalla speranza di avere un figlio grazie alla procreazione assistita. Solo il 20% di questi aspiranti genitori sono emiliano-romagnoli. Il resto arriva da tutta l'Italia, quando non addirittura dall'estero. Al Sismer, il centro della Società italiana di studi sulla medicina della riproduzione, sede centrale sotto le due torri e ambulatori "satellite" sparsi per tutto il Nord-est, dall'inizio delle attività, nel 1994, sono nati 2000 bambini, un millesimo dei 2 milioni di figli della provetta venuti alla luce nel mondo. Tentare di aver un figlio qui, può costare dai 3000 ai 3600 euro. Se va male, si riprova. Stessa spesa. Così, se i criteri stabiliti dalla nuova legge per il concepimento assistito, come avvertono gli esperti, abbattono di molto le possibilità di successo, diventare genitori d'ora in poi potrebbe costare molto più caro. Al Sismer, come in molti settori dell'ambiente medico, la legge sulla procreazione assistita approvata la scorsa settimana dal Parlamento trova nuovi, tenaci, oppositori. "Purtroppo- spiega Anna Pia Ferraretti, ginecologa, direttore clinico del Sismer- questo provvedimento ci impedisce di fare bene il nostro mestiere. Diminuiscono le possibilità di successo delle terapie, mentre aumentano i rischi ed i costi a carico delle famiglie. Senza contare che la pratica quotidiana dei trattamenti viene completamente stravolta dai limiti fissati alla produzione di embrioni". La nuova normativa stabilisce, infatti, che non ne possano essere prodotti più di tre, il numero necessario ad un unico e contemporaneo impianto. "Sia in natura che nei concepimenti assistiti- fa notare la dottoressa- sono necessari almeno 8-9 ovociti perché la fecondazione vada a buon fine. Con il numero degli embrioni contingentato a 3 e con l'obbligo di trasferirli nel ventre della madre contemporaneamente, potrebbero essere necessari almeno tre cicli. Questo significa sottoporre la paziente a più stimolazioni ovariche, più cure ormonali, più stress. E più rischi". E l'incognita maggiore, secondo i medici, è che si sviluppino gravidanze triple, con possibili complicazioni per i bambini. "Da anni, per questa ragione- precisa Anna Pia Ferraretti- non impiantiamo più di due ovuli alla volta". Fino ad oggi, erano fecondati più ovociti e gli embrioni venivano conservati in azoto liquido a 196 gradi sotto zero, per essere poi utilizzati in tentativi successivi di impianto. La legge passata in Parlamento grazie all'unione del blocco cattolico vieta la crioconservazione. Che ne sarà di tutti quegli embrioni congelati in attesa dell'impianto che giacciono nei "freezer" delle cliniche private e degli ospedali italiani? La risposta potrebbe venire dai decreti attuativi della legge. "Nel nostro istituto conserviamo circa 2500 embrioni. Nel giro di pochi mesi dovrebbero essere impiantati nel ventre della madre legittima. Speriamo- auspica la ginecologa - che lascino ai genitori almeno il tempo di fare l'impianto. Quanto al liquido seminale che abbiamo raccolto nelle banche del seme, quello dovrà essere distrutto".

VaniaVorcelli

 

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