"Vogliamo un figlio sano". 
Via dall'Italia per non abortire

 
"Era necessario intervenire con una legge, ma una concepita male come quella appena approvata in Italia non esiste nel resto d'Europa". Stefania e Andrea, una coppia marchigiana, 36 anni lei e 37 lui, per avere il secondo figlio, si troverà a fare i conti con le regole sulla procreazione assistita così come sono state approvate dal Parlamento. Il loro primogenito, Filippo, ha 9 mesi e mezzo. Per averlo, Stefania e Andrea nel giugno 2002 si erano rivolti al centro Sismer di Bologna. 
Stefania, come è andata con Filippo? 
Nel 2001 mi sono sottoposta a degli accertamenti che mi hanno rivelato il rischio, a causa di alcuni cromosomi, di avere un figlio con gravi malformazioni. Per questo io e mio marito abbiamo deciso di ricorrere alla fecondazione assistita. Siamo stati fortunati perché nel giugno del 2002 è andato buon fine il primo tentativo di impianto. Ed è nato Filippo. 
Avete intenzione di avere un secondo figlio? 
Certamente sì. 
Oggi però c'è una legge che vieta il rifiuto dell'impianto di un embrione con malformazioni. Potrebbe essere il vostro caso.

Sì, infatti. E' un'assurdità, perché poi, oltre alla possibilità della scelta di abortire successivamente, si può andare incontro a un aborto spontaneo e ad altre situazioni che mettono a rischio la salute del feto e della stessa madre.
 Avete pensato di evitare il problema rivolgendovi all'estero? 
Certamente. Per ora abbiamo due embrioni congelati e tra non molto tempo proveremo con quelli per dare il fratellino, o sorellina, a Filippo. Se non dovessero andare a buon fine quei tentativi ci informeremo per rivolgerci ad una clinica fuori dall'Italia. Questo per evitare la difficile scelta di aborto, contando che si potrebbe trattare di un aborto selettivo, in caso di gravidanza gemellare.
Per il futuro dovrete fare i conti anche con il divieto del congelamento degli embrioni… 
Sì, ma già pare ci sia una scappatoia perché per problemi di salute della donna è possibile ricorrervi.
Esiste anche l'impossibilità di ricorrere all'eterologa, per voi avrebbe rappresentato una speranza in più? 
Inizialmente, col primo figlio, si era fatta strada la prospettiva dell'eterologa e quindi sì, avrebbe potuto essere e potrebbe essere una speranza in più. Ma io allora avevo dei forti dubbi e per fortuna poi si è trovata un'altra strada. A me non convince il ricorso all'eterologa, ma non condivido il divieto. Credo sia una questione che riguarda esclusivamente la coppia.
Il limite posto di tre ovociti cosa comporterà per voi che avete deciso di avere un altro figlio attraverso la fecondazione assistita?
Un inevitabile abbassamento delle probabilità di avere un bambino, in più il ricorso a terapie ormonali più forti per mandare a buon fine quegli unici tre tentativi potrebbe portare a gravidanze plurigemellari, non facili da portare avanti.
Come reagisce la gente a questi temi?
Purtroppo non c'è una grande informazione sul tema della fecondazione assistita e quindi chi non è toccato in prima persona dal problema si schiera a favore della legge perché pensa che la gente che vuole un figlio arrivi in un laboratorio chiedendo di costruirgli un bambino perfetto. Ma è follia, non è così.
Avete mai pensato all'adozione?
Sì, ma prima volevamo provare ad avere un figlio nostro, che per fortuna è arrivato al primo tentativo.
E per il futuro?
Sì, è una possibilità che teniamo sempre in considerazione.

Federica Pezzali

 

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