Biopop, ovvero:
come iniziare i comuni mortali ai segreti delle biotecnologie,
vincendo la diffidenza cocciuta dei profani. L’idea è semplice:
piazzare un tendone con laboratorio nelle piazze di cinque città
europee (in lizza c’è anche Bologna, culla del progetto) dove
l’uomo della strada potrà vestire i panni del biotecnologo e
compiere veri e propri esperimenti sul Dna. Nel microscopio, i geni
di specie vegetali, piante e frutti: il tutto sotto l’occhio
esperto degli scienziati, disponibili anche a impartire pillole di
sapienza bioetica ai visitatori più volenterosi. Per intrattenere
in modo costruttivo i più piccoli, poi, una sezione apposta piena
di bei giochi. Ispirati, manco a dirlo, alle biotecnologie. Le
reazioni del pubblico saranno poi materia di studio per i sociologi:
diranno loro se l’esperimento sarà riuscito o no.
Questo, ridotto
all’osso, il progetto europeo Biopop, partito da alcuni giovani
biotecnologi bolognesi. Una iniziativa che si sposa a meraviglia con
l’impegno dimostrato negli ultimi tempi dall’Alma Mater per
favorire una comunicazione “in positivo” sul biotech. Solo
qualche settimana fa, infatti, l’Ateneo bolognese ha annunciato,
per bocca del preside di farmacia, Giorgio Cantelli Forti, sei mesi
di iniziative contro “la caccia alle streghe” a cui sarebbe
sottoposto il biotech in Italia: un semestre inaugurato con la
consegna della laurea ad honorem al “guru” delle ricerche sul
progetto genoma, Kary
Mullis. “Ci troviamo oggi di fronte ad un ennesimo declino
scientifico, provocato dallo scetticismo e dalle fantasie del mondo
dell’immagine” aveva attaccato lo stesso rettore di Bologna,
Pier Ugo Calzolari, consegnando la pergamena allo stravagante
scienziato. Uno scetticismo che secondo il rettore impedisce “di
riflettere su quanto le biotecnologie hanno fatto in campo medico,
farmaceutico e della nutrizione”.
Premiare con lauree honoris causa i luminari del settore è
un modo per combattere sul loro stesso terreno, la visibilità
mediatica, gli oppositori di ogm e compagnia. A ricevere la
pergamena alla facoltà di agraria, era stato solo qualche mese fa
Francesco Salamini, considerato uno dei padri italiani delle
biotecnologie.
“Naturalmente
Biopop è nato molto prima del semestre di Cantelli Forti” precisa
il coordinatore del progetto, il ricercatore dell’università
Francesco Lescai. Ma certo sensibilità e fini sono gli stessi:
parlare in modo diverso di un tema che rischia, spiegano gli
interessati, di diventare tabù. “Nel progetto ci sarà anche una
sezione specifica dedicata ai media, che coinvolgerà gli organi di
informazione locale”, annuncia Lescai, che è anche il giovane
presidente della associazione dei biotecnologi italiani.
“Scienziati e mezzi d’informazione hanno esigenze diverse- dice-
ma devono arrivare a comprendersi prima che il messaggio arrivi al
pubblico”.
Biopop sarà
finanziato con i fondi dell’Unione Europea (si aspetta a giorni il
sì di Bruxelles), ma l’Ateneo di Bologna, il primo in Italia ad
avere un corso di laurea specificamente dedicato al biotech (104
studenti a numero chiuso ogni anno, per un totale di circa 600
iscritti), fornirà invece il supporto logistico e organizzativo. Il
progetto dovrebbe toccare per due giorni le città di cinque stati:
Italia, Germania, Francia, Olanda e Polonia. Bologna appare la sede
ideale per ospitare il tendone-laboratorio nel nostro paese: non
solo perché l’idea è nata qui, a Bologna c’è anche una
fondazione, la Golinelli, che lavora per promuovere le ricerche
genetiche, e il Life Learning center, che porta il tema nelle
scuole. Se tutto andrà bene, sotto le due torri Biopop arriverà
alla fine del 2005.
Mirko
Billi
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