Basta con i colpi di testa, almeno per
i giovani calciatori olandesi al di sotto dei 16 anni.
I colpi di
testa in questione non
sono però quelli di cui solitamente “soffrono” i ragazzini,
magari per una giovane “attrazione” di pari età. Le promesse
calcistiche di un Paese da sempre famoso per la ricchezza del suo
vivaio, l’Olanda, non potranno più usare la testa per colpire il
pallone in modo da evitare danni, anche permanenti, al cervello. La
Royal Netherlands Football Association, Federazione Gioco Calcio
degli “Orange”, ha introdotto questa regola sia durante gli
allenamenti che nel corso degli incontri dopo che, in seguito a test
neuropsicologici effettuati su calciatori della serie A olandese, si
è appreso che ogni colpo di testa al pallone danneggia le cellule
nervose così come una commozione cerebrale o un edema diffuso. Le
botte che ricevono i calciatori sono per lo più innocue, ma se è
vero, come hanno rilevato, che ogni giocatore subisce da 800 a 1.200 microtraumi
a stagione, allora diventa chiaro come la situazione possa diventare
in qualche modo preoccupante.
Il problema è a conoscenza del
governo sportivo già da qualche anno e proprio in Olanda, oltre che
in Svizzera, sono stati istituiti appositi centri di formazione per
medici e paramedici. E da noi?
All’orizzonte del panorama calcistico italiano non si intravede
uno studio di regole che seguano le direttive del Paese di Van
Basten & co. Ce lo conferma uno dei responsabili della F.I.G.C.
provinciale dell’Emilia Romagna, Italo Gentilini, che assicura come a
tutt’oggi “da noi questo aspetto non è mai stato preso in
considerazione come un problema, visti i controlli effettuati
annualmente sui ragazzi e la certezza che i casi di traumi alla testa
non raggiungono certo livelli da campanello d’allarme”.
Sicuramente
i materiali con cui vengono realizzati i palloni da calcio sono in
continua evoluzione e anche l’assenza della vecchia camera
d’aria permette una possibilità d’impatto molto meno
“impegnativa” che in passato, senza contare che fino ai 14 anni
i giovani calciatori utilizzano palloni più piccoli rispetto a
quelli standard. Anche il responsabile del settore giovanile del
Bologna Calcio, Daniele Albinelli, conferma che “nel corso della mia lunga
attività non mi sono mai imbattuto in bambini con particolari danni
dovuti a traumi alla testa”. Dello stesso parere anche un
ex-calciatore come Cantelli, oggi responsabile del Boca Granarolo, il quale non
riesce proprio a vedere “un calcio senza colpi di testa”.
Secondo Cantelli gli incidenti alla testa si
verificano più frequentemente per normali scontri durante le azioni
di gioco piuttosto che per semplici colpi al pallone. Quello dei
colpi di testa, da noi, sembra piuttosto un non-problema, e un
divieto assoluto di usare il capo nello sport della pedata non
sembra nemmeno lontanamente immaginabile. Semmai, fino all’età di
12/14 anni, alle giovani promesse del calcio viene “consigliato”
di usare soprattutto piedi e petto per colpire il pallone, ma questo
solo ed esclusivamente a scopo precauzionale…non si sa mai.
E’
questa la linea adottata, ad esempio, da un’altra società di
calcio, il Pontevecchio, dotata pure di uno psicologo-preparatore,
sostenitore di una politica preventiva per cui “viene detto ai
ragazzi di evitare il più possibile colpi di testa, in modo da
ridurre al minimo i rischi di piccole microfratture”. E il
direttore sportivo Giannessi ci spiega quanto “l’acquisizione,
durante l’allenamento, delle tecniche giuste per colpire il
pallone con la testa ed evitare così impatti innaturali col
pallone, sia in realtà il modo migliore per scongiurare possibili
danni ai giovanissimi i quali, una volta professionisti, si
troveranno a dover utilizzare questa tecnica molto
frequentemente”.
Non c'è dubbio, in effetti, che, superata la
"soglia" dei 16 anni, i calciatori olandesi si troveranno
loro malgrado a dover colpire la palla anche con la testa e a quel
punto potrebbe diventare un problema anche il fatto di non essere
sufficientemente preparati al nuovo "impatto". E allora,
tra la difficile imposizione di un divieto assoluto per un gesto
così istintivo e una linea improntata al
"conservatorismo" calcististico sempre e comunque, è
quantomeno auspicabile un controllo costante e specifico dei
giovanissimi, oltre ad un apposito allenamento ai colpi di testa in
modo da scongiurare almeno il rischio di danni dovuti a
impreparazione. In attesa del riscontro che si avrà nella terra dei
tulipani in seguito all'introduzione di questa nuova regola, i
posteri diranno se a spuntarla sarà la filosofia
"scientifica" degli olandesi o quella "catenacciara"
italica, a rinnovare antiche diatribe tra i Crujff e i Trapattoni,
in attacco o a difesa delle "tradizioni".
Luca De
Lellis
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