Sette giorni di politica

 

Alla fine il mosaico elettorale del centro-sinistra è stato quasi composto. Alcune importanti tessere, che dovrebbero garantire l'unità della coalizione, sono state posizionate ai loro posti senza particolari strascichi polemici. E finalmente è giunto anche il momento di Beatrice Draghetti, da tempo candidata in pectore dell'Ulivo bolognese alla presidenza della Provincia, proposta dalla Margherita e finora mai pienamente accettata dagli alleati "minori", la quale ha ricevuto il sospirato via libera ieri (mercoledì 31 - ndr) dopo un accordo fra il partito prodiano e i socialisti. 

La candidatura della Draghetti - già dirigente di Azione cattolica ed entrata in politica nel 1995 nei comitati per l'Ulivo che sostennero Romano Prodi - è stata ufficializzata infatti soltanto dopo che il partito di Enrico Boselli ha sciolto le sue riserve in merito alle procedure di selezione dei candidati alle amministrative, giudicate dapprima troppo appiattite sui voleri dei due principali gruppi ulivisti e in particolare della Margherita. 

La soluzione politica decisiva, che ha permesso di sbloccare la situazione in Provincia, è stata promossa da due importanti leader bolognesi del centro-sinistra nazionale, Arturo Parisi, braccio destro di Romano Prodi, e lo stesso segretario dello Sdi, Enrico Boselli. Dalla paventata rottura dell'unità della coalizione, i due partiti sono passati addirittura a condividere una lista unitaria riformista per tutte le elezioni amministrative, aperta eventualmente anche a repubblicani e Udeur. 

La lista riformista, secondo quanto affermato dal coordinatore provinciale dei socialisti Marco Strada, prevede anche la costituzione di gruppi comuni e una posizione univoca nelle candidature ai vari assessorati. Secondo i suoi promotori, questa lista sarebbe un primo avvio dell'esperimento varato a livello nazionale per le elezioni europee da Romano Prodi, il famoso "Triciclo" che vede insieme Margherita, Democratici di sinistra e socialisti. Il simbolo della lista "Riformisti per Bologna" vedrà affiancata una piccola rosa (simbolo socialista) al fiore che dà il nome al partito prodiano. 

Andata in porto la candidatura in Provincia della Draghetti, sostenuta anche da Rifondazione Comunista e Italia dei Valori, Angelo Piazza (bolognese ed ex-ministro della Funzione Pubblica nel governo D'Alema), che i socialisti avevano proposto in alternativa all'attuale assessore all'istruzione di Palazzo Malvezzi, potrebbe correre per la carica di vice-sindaco a Bologna o di parlamentare europeo. Addirittura il segretario regionale dello Sdi, Paolo Zanca (con la benedizione di Boselli) ha citato proprio Piazza come vice-Cofferati, sottolineando comunque come la scelta definitiva vada presa in pieno accordo con il Cinese. 

Correrà molto probabilmente per le europee l'esponente verde Silvia Zamboni, precettata direttamente dai vertici nazionali del partito, mentre c'è già una raccolta di firme per una sua ricandidatura alla presidenza del quartiere Reno. È stata definita, invece, la candidatura dell'attuale assessore provinciale alla cultura e al turismo Marco Macciantelli, alla guida del comune di S. Lazzaro di Savena, con il sostegno dell'Ulivo e di Rifondazione. 

Il balletto delle candidature non è piaciuto proprio a tutti all'interno e all'esterno del centrosinistra. I Ds, che evidentemente godono di un posizione solida e indiscutibile all'interno della coalizione, per bocca del segretario regionale Roberto Montanari non hanno esitato ad avvertire che la competizione elettorale dovrà concentrarsi sui programmi più che sugli uomini, mentre anche il movimento della Sveglia denuncia troppe incertezze sulle liste dell'Ulivo.

Definite le principali candidature uliviste anche il centro-destra dovrà ora giocare le sue carte ed opporre i suoi uomini nei posti chiave della competizione elettorale. Il principale partito della coalizione, Forza Italia, si presenta all'appuntamento di giugno con un nuovo direttivo provinciale, coordinato dal berlusconiano doc Francesco Osti. Dopo due anni e mezzo di battaglie interne e di commissariamento il partito del premier a Bologna dovrebbe essere uscito dalla tutela del capogruppo regionale Luigi Villani per camminare con le proprie gambe. L'unica incognita è costituita da Fabio Garagnani, sconfitto nella competizione interna e decisamente critico nei confronti degli altri capicorrente del partito. Il deputato forzista avrebbe convocato i militanti e dirigenti della sua corrente ad una riunione riservata prevista per domani (venerdì 2 - ndr). Forse c'è ancora tempo per un ultimo colpo di scena. 

Massimo Donaddio

 

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