Poco
più di una anno fa, dopo Milano, Palermo, Roma, Torino e altre città,
con il poliziotto iniziava anche a Bologna la sperimentazione del
carabiniere di quartiere. A 14 mesi di distanza, quella del militare
a passeggio per le vie del centro è diventata una realtà con cui
quotidianamente tutti i cittadini possono confrontarsi. «Siamo
molto contenti – dice il maggiore Giacomo Barone della compagnia
di Bologna centro – per noi la più grande soddisfazione è il
riscontro che abbiamo avuto con la popolazione, ci vogliono bene, e
questo per noi è motivo di grande orgoglio». Dalle 9 alle 13 o
dalle 15 alle 19, dal lunedì al sabato, il carabiniere di quartiere
scende in strada e inizia la sua giornata. Nella sua attività si
alterna con i poliziotti, quando lui fa il pomeriggio, gli altri
fanno la mattina e viceversa. I percorsi sono predefiniti e
riguardano zone specifiche. A Bologna per il momento sono 4. Tutte
dentro le mura, come lo sarà anche la
quinta prevista per i prossimi mesi. Un carabiniere per ogni
zona. La prima comprende
a grandi linee l’area della Stazione, con via dei Mille,
via Galliera e parte di via Indipendenza; la seconda riguarda invece
la zona dell’università con piazza Verdi, via Petroni, via delle
Belle Arti, largo Respighi e strada Maggiore e via Zamboni, mentre
la terza scorre tra via Ugo Bassi, via Indipendenza e via Irnerio.
La quarta zona infine lambisce piazza Maggiore, tra via Rizzoli,
piazza Re Enzo, via Artiginnasio, via Castiglione via Farini e
piazza del Tribunale. È lungo questo lunghissimo percorso
cittadino, tra strade, vicoli e piazzette che il carabiniere si
muove tutti i giorni a piedi. Si ferma all’edicola, entra nel bar,
saluta il negoziante, ascolta il vecchietto, dà indicazioni al
turista. Con il sole e con la pioggia, d’estate e d’inverno.
Sempre a piedi, sempre sorridente. «I giovani addestrati a svolgere
questa attività
- dice ancora Barone - sono scelti tra quelli che hanno
dimostrato la più spiccata propensione a intrattenere rapporti
umani, devono essere gentili, bene disposti e sapere ascoltare le
persone. La gente avverte un incredibile bisogno di sicurezza, forse
in modo esagerato, ma è quello di cui hanno bisogno e sapere che
c’è tutti i giorni una persona in divisa con cui sfogarsi anche
solo per segnalare qualcosa è per loro motivo di grande conforto».
Conforto per il momento riservato solo agli abitanti del centro. Se
in futuro le zone da presidiare con poliziotto e carabiniere di
quartiere diventeranno 11, includendo tutto il territorio bolognese
con periferie comprese, per ora rimangono solo quattro, tra poco
cinque, con un militare che dovrà muoversi anche tra via
Azzogardino, via San Carlo, via del Porto e via del Pratello.
L’obiettivo di coprire tutta la città rimane un traguardo ancora
lontano. E qualcuno alza le spalle dicendo che poi, alla fine, la
presenza costante di un militare in strada non cambia un granché le
cose. «Il carabiniere funziona soprattutto come deterrente – si
difende
il maggiore -
la sua presenza inibisce il malvivente, rassicura il
cittadino, ma questo non significa però che quando è richiesto il
suo intervento, non agisca in prima persona». E per farlo ha tutto
l’occorrente: pistola, manette, manganello e anche uno spray al
peperoncino. Attrezzatura che, spulciando i dati, il carabiniere di
quartiere ha utilizzato abbastanza poco: in un anno, a fronte di
1376 servizi svolti su un totale di 5364 ore di lavoro, ha arrestato
due persone e ne ha denunciate altre due. L’aggeggio che invece
utilizza di più è il computer palmare: qui il militare si segna
nomi, numeri di telefono, cellulari e indirizzi. Insomma,
tutto quello che un buon amico dovrebbe sapere delle persone
che frequenta di più: cittadini allarmati che hanno solo bisogno di
sentirsi un po' protetti.
Marzio Perbellini
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