La notizia non è stata per il momento
smentita e, se confermata, è di quelle che possono dare il via ad
una serie di reazioni a catena. Vittorio Prodi, potrebbe essere il
candidato alle prossime elezioni europee della lista che riunisce Ds,
Margherita e Sdi. L'attuale presidente della Provincia di Bologna
potrebbe quindi prendere la rotta per Bruxelles proprio mentre il
fratello Romano compirà il tragitto al contrario per rientrare
nella politica italiana dopo l'esperienza alla guida della
Commissione europea. Questa mossa avrebbe notevoli ricadute sugli
equilibri interni all'Ulivo cittadino, nell'ambito delle candidature
alle contestuali elezioni amministrative. Innanzitutto per Palazzo
d'Accursio, dove Sergio Cofferati (che però vuole prima aspettare
la definizione della candidatura a Palazzo Malvezzi) sarebbe
costretto a puntare su un altro nome per l'eventuale incarico di
vice-sindaco. I due poli dello scontro sono sempre la Margherita e
lo Sdi. I socialisti infatti, ritenendo di essere stati penalizzati
nel processo di selezione dei candidati, non hanno ancora rinunciato
all'idea di avanzare il nome di Angelo Piazza (già ministro della
Funzione pubblica nel governo presieduto da Massimo D'Alema) alla
presidenza della Provincia o come numero due in Comune. La candidata
principale della coalizione alla poltrona più alta di Palazzo
Malvezzi rimane comunque Beatrice Draghetti, assessore della giunta
Prodi e sua collega di partito, soprattutto dopo avere ricevuto il
sostegno dei riottosi colleghi di partito ex-popolari. Ma in caso di
partenza di Vittorio Prodi per Bruxelles, è data anche come
possibile vice-Cofferati.
Se l'Ulivo appare ancora diviso il
centro-destra non sembra però voler essere da meno, protagonisti i
principali partiti della coalizione, Forza Italia e Alleanza
Nazionale. Quest'ultima rivendica a sé il diritto di esprimere il
candidato in Provincia - che era stato appannaggio di Forza Italia
nel 1999 - facendo i nomi del presidente del quartiere Santo Stefano
Sergio Guidotti (vicino al coordinatore regionale Filippo Berselli)
e del consigliere comunale Massimiliano Mazzanti. Il partito del
premier Berlusconi, però, non sembra garantire alcun'assicurazione
su questo fronte, anche perché fino ad ora impegnato in una
complicato riequilibrio dei rapporti di forza fra le correnti
interne. Dopo due anni di scontri e di commissariamento, il
congresso in programma questo sabato dovrebbe ratificare la scelta a
coordinatore cittadino del consigliere comunale Francesco Osti, la
cui candidatura potrebbe essere interpretata come segno di unità
per il partito, trattandosi di un berlusconiano della prima ora.
Sarà affiancato da Lorenzo Tomassini e da Omar Maurizi,
rispettivamente espressione delle due correnti facenti capo al
capogruppo in Comune Fabio Garagnani e alla coordinatrice regionale
Isabella Bertolini. L'assessore allo sport della giunta Guazzaloca
Paolo Foschini, regista dell'operazione Osti, rinuncerebbe al ruolo
di vicecoordinatore, ottenendo garanzie di essere il capolista del
partito per le comunali.
Infine, sempre parlando di elezioni
per Palazzo d'Accursio, i Democratici di Sinistra hanno deciso di
mandare in pensione dopo circa cinquant'anni il glorioso simbolo
delle Due Torri, il marchio e il nome che caratterizzano la lista
storica della sinistra bolognese fin dai tempi del mitico sindaco
Dozza. Resta qualche rimpianto fra i militanti storici, ma convinta
appare la scelta dei vertici del partito di presentarsi alle
elezioni con il simbolo nazionale della Quercia, considerato più
visibile e riconoscibile soprattutto dalle nuove generazioni. Per la
sinistra bolognese un epoca si chiude, nella speranza che, dopo
l'era Guazzaloca, se ne apra una nuova ancora al governo della
città.
Massimo Donaddio
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