C’è
un editore in via Belle Arti 27 che è stato vittima di ben tre
aggressioni vandaliche nel corso dell’ultimo anno. Si chiama
Giovannantonio Janigro ed è proprietario, assieme alla moglie, di
una piccola casa editrice, Lo Scarabeo. Le prime due azioni di
violenza lo hanno colpito a maggio e ottobre del 2003 . L'ultima,
avvenuta la notte di giovedì 26, gli è costata tutte le cinque
vetrinette che contengono in esposizione alcuni libri da lui
pubblicati. Libri che non piacciono a qualcuno, evidentemente.
Dietro i vetri rotti infatti si possono leggere titoli come “Marò
nella X flottiglia MAS”, o come “Un bersagliere nella RSI”. Si
tratta di testi di approfondimento storico che Lo Scarabeo pubblica
da ormai 10 anni, da quando, nel 1992, un anziano veterano della
Repubblica Sociale decise di lasciare nero su bianco le proprie
memorie e chiese alla casa editrice bolognese di pubblicare “RSI
addio”. Si tratta di una raccolta di testimonianze scritte dagli
allievi della scuola ufficiali della Gnr di Fontanellato di Parma.
Nel volume vengono narrate le esperienze personali di chi aveva
percepito l’armistizio dell’8 settembre 1943 come un tradimento
e aveva deciso di difendere l’”onore” della patria
arruolandosi nell’esercito fascista. “La collana Documenti di
Storia raccoglie testi che vogliono aiutare a comprendere la
psicologia dei ragazzi che erano stati allevati nel regime fascista.
– dice Janigro - E’ un’avventura editoriale cominciata quasi
per caso. Col tempo abbiamo ricevuto molte domande di pubblicazione
e così ci siamo creati una nicchia di clienti”. Per una piccola
casa editrice è difficile resistere agli assalti della grande
distribuzione, così diventa indispensabile trovare piccoli e nuovi
segmenti di mercato. “Noi siamo distribuiti in alcune librerie
militari. Sono molti i nostalgici della RSI che grazie ai nostri
testi hanno la possibilità di conoscere aspetti del passato spesso
snobbati dai manuali ufficiali. Molti studiosi del secondo conflitto
mondiale si rivolgono a noi per analizzare la guerra civile da un
altro punto di vista”. Nonostante il contenuto delle
pubblicazioni, Giovannantonio Janigro e la moglie
Sandra Rizzi non vogliono essere presi per revisionisti o
confusi con la destra radicale. “Per questo non pubblichiamo
saggi, ma storie di vita dei protagonisti. Non avremmo neanche la
forza economica per reggere l’urto di eventuali querele”. I
testi che rileggono parti della storia passata, e che indagano sulle
responsabilità di uomini che oggi vengono considerati eroi
nazionali, rischiano infatti di essere colpiti da azioni legali. Lo
Scarabeo non può permetterselo e preferisce i racconti personali.
La casa editrice, nata nel 1985, pubblica anche collane di altro
tipo: testi di bizantinistica, volumi di scienze religiose e studi
di archivistica. Janigro ricorda che cinque anni fa ha anche
stampato gratuitamente i manifesti di Silvia Bartolini, quando era
candidata sindaco del centro sinistra. “Erano altri tempi. In
dieci anni che esponiamo questi libri non ci è mai successo niente.
Nell’ultimo anno invece siamo diventati un bersaglio. Penso che
sia colpa di quest’ultima campagna elettorale dove tutti esprimono
un conflitto estremizzato”.
Il 21 maggio 2003 per lo Scarabeo cominciarono i problemi.
Quel giorno era uscita sul Secolo d’Italia una recensione che
parlava del libro “L’Ufficio Stampa e propaganda della X
flottiglia MAS”, una raccolta di memorie di guerra curato da Pasca
Piredda, protagonista della comunicazione nell’esercito fascista.
La notte stessa una persona sfondò le vetrine dove era esposto il
libro e scappò senza farsi riconoscere. “La seconda volta è
successo il 29 ottobre, ci hanno ancora una volta sfasciato i vetri
e poi hanno disegnato una falce e martello con a fianco la scritta Fasci
al rogo. Non capisco tutto questo odio. Noi vorremmo un
dibattito sereno, per questo abbiamo scelto come sfondo delle
copertine un cielo azzurro”. Nonostante le minacce e i danni,
Janigro non cede: “Stiamo pubblicando un libro su Junio Valerio
Borghese, il principe che comandava la X MAS e che tentò un colpo
di stato nel 1970. Ma non metteremo le grate di ferro alle
vetrine”.
Luca
Rosini
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