Siamo
alla seconda tappa del nostro viaggio attraverso i quartieri di
Bologna. Questa volta ci occupiamo di Savena: Via Toscana, via Murri,
la zona Mazzini e S. Ruffillo. Minimo comune denominatore: il
traffico. Vediamo quali sono stati i cambiamenti negli ultimi anni e
i progetti attuati o rimasti sulla carta. E allontanandoci dal
centro visitiamo le zone, molte delle quali oggi abbandonate al
degrado che, in passato, hanno ricoperto un ruolo fondamentale per i
cittadini bolognesi.
Via
Toscana, traffico, inquinamento e Alta velocità
In
un quartiere di 67mila abitanti sono più di 40mila i veicoli che
quotidianamente invadono via Toscana, di cui duemila mezzi pesanti
diretti ai cantieri dell’Alta velocità. Per non parlare dei
ciclomotori. E da quando sono stati aperti questi cantieri anche la
zona di via Corelli vive lo stesso disagio. “Per il problema
dell’inquinamento atmosferico e acustico in via Toscana, abbiamo
chiesto un piano al Comune – ha raccontato Virginio Merola,
presidente del quartiere Savena – ed erano previsti alcuni
provvedimenti, come lo spostamento del capolinea dell’autobus 13,
all’altezza della scuola Pavese”. “L’idea
di costituire un Comitato – ha raccontato Loriano Genovesi,
presidente del comitato via Toscana e dintorni - è sorta proprio
con lo scopo di trovare soluzioni concrete al problema
dell’inquinamento, provocato dal traffico che grava su questa
strada e su quelle adiacenti, a causa degli scavi per la posa di
fibre ottiche, dei lavori per il grande tunnel dell’Alta Velocità
e dell’aumento delle abitazioni e delle industrie nei comuni
collinari. Da oltre trent’anni era prevista nel P.R.G. del Comune
una strada parallela alla statale 56 che avrebbe dovuto collegare i
comuni montani con la tangenziale, ma quest’ultima non è mai
stata realizzata”. I camion dei cantieri, quelli della cava,
quelli commerciali e i camion che forniscono i cantieri transitano
ogni giorno in via Murri e via Toscana con la massima tranquillità.
Il Comitato ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sul
tema dell’inquinamento acustico nonché atmosferico, battendosi
contro alcune scelte amministrative come l’inversione di marcia
del Ponte di via Filippini, il restringimento di via Corelli, il
ritardo nella realizzazione dei vari collegamenti della variante
statale 56 che hanno di fatto aggravato la viabilità su via
Toscana, via del Pozzo, via Ponchielli, via Benedetto Marcello e via
Parisio. Negli accordi con il Comune riguardo
l’Alta velocità
c’era il recupero di San Ruffillo. Ma nulla è stato fatto. La
zona di San Ruffillo è divisa in due dalla linea ferroviaria
Direttissima (Bologna-Firenze). Ma se fino a poco tempo fa c’era
una grande differenza tra la caotica via Toscana e via Corelli,
neanche sfiorata dal traffico, oggi entrambe le zone soffrono
“dello stesso male”. E su via Corelli grava anche il Fondovalle
Savena, che avrebbe dovuto porre rimedio ai problemi di viabilità
della zona ma che in realtà ha creato ulteriori disagi. I Comitati
hanno chiesto di aprire al traffico veicolare normale alcuni tratti
delle strade di cantiere, almeno nelle ore di punta, per alleggerire
quello di alcune arterie già congestionate come, ad esempio, via
Ponchielli. Una soluzione potrebbe essere offerta dal tratto che collega le rotonde di Margherita di Savoia ed Alberto
Mario, consentendo spostamenti più spediti per Ponticella. I
Comitati di Savena hanno presentato la proposta nelle sedute
dell’Osservatorio Alta velocità e in quelle delle commissioni
consiliari. Proposta ripresa anche dal presidente del quartiere,
Virgilio Merola e rivolta all’assessore alla Mobilità.
“Per ridurre il numero di veicoli che transitano sulle
strade avevamo pensato alla realizzazione di un servizio ferroviario
metropolitano - ha
detto Genovesi - con treni cadenzati sulla linea Bologna-Firenze,
chiedendo inoltre puntualità nel terminare i lavori, non come nel
caso di quelli per l’Alta Velocità che con un ritardo di tre
anni, e non ancora ultimati, contribuiscono notevolmente a
incrementare l’inquinamento della zona”.
Ci sono poi alcune aree pericolose per i pedoni . E’ il caso della
zona Mazzini. Elio Antonucci del Comitato “Mazzini” denuncia la
pericolosità delle rotatorie agli incroci Torino – Orti –
Ortolani - Po, Lenin
– Felsina – Lenin, Arno –Due Madonne - Dozza e Ortolani –
Arno - Firenze “dove – dice Antonucci – manca un passaggio
pedonale per chi attraversa la strada”.
Via
delle Armi: “Dove sono i vigili?”
Via delle armi è
una delle zone in cui sempre meno si pensa alla sicurezza del
cittadino. “Abbiamo chiesto più volte alcuni interventi semplici
ma essenziali – ha detto Callisto Valori, presidente del Comitato
di Via delle Armi – come la messa in sicurezza delle strade con la
segnaletica orizzontale e verticale, l’estensione delle fognature,
la potatura degli alberi, il rifacimento della massicciata nelle
zone devastate, e l’asfaltatura delle stesse strade. Per non
parlare della presenza dei vigili. Sono due anni che chiediamo più
controlli e una maggiore presenza sul territorio. Negli ultimi tempi
sono sì comparsi, come spesso avviene in
fase pre-elettorale, ma hanno avuto uno scarso effetto deterrente. Lo si
è visto anche con i mancati controlli delle targhe alterne. Negli
ultimi anni gli incidenti sono raddoppiati, tenendo conto solo dei
dati forniti dal vigili urbani. La presenza sporadica della polizia
municipale non consente di contenere il fenomeno e di produrre
margini di sicurezza accettabili per i cittadini. Oltretutto la
polizia municipale dovrebbe avere un mandato specifico per
affrontare in modo adeguato i diversi aspetti di questo fenomeno”.
“In via Toscana, in alcuni mesi dell’anno c’è una presenza
maggiore di vigili, - ha detto Merola – il problema è che non si
tratta di una presenza continuativa, che sarebbe invece necessaria
in quella zona, ad esempio per controllare il rispetto da parte di
tutti delle corsie preferenziali”.
Un altro punto su cui il quartiere si è spesso soffermato è la
linea dell’autobus 13, che causa continuamente disagi. Le fermate
dei bus sono spesso occupate dai veicoli in divieto di sosta. E’
anche accaduto che dei tir o camion di quartiere percorressero via
Murri sulla corsia preferenziale, incolonnati agli autobus con i
passeggeri che guardavano increduli. “Anche in questo caso da due
anni chiediamo lo spostamento del capolinea del 13
da via Toscana (Ponte sul Savena) in via Pavese e un percorso
protetto per i pedoni proprio lungo il Ponte Savena.
– ha detto Valori. Questa
soluzione costituirebbe un servizio prezioso anche per i cittadini
che abitano oltre il Ponte Savena, ma che fanno parte del Comune di
Bologna. L’attesa però è ancora lunga, in quanto le
infrastrutture stradali che erano state promesse per il 2002, sono
slittate al 2003. Ma anche lo scorso anno siamo stati delusi”.
Una delle poche vittorie raggiunte finora è stata l’apertura da
poco avvenuta del cantiere per la costruzione di una pista pedonale
e ciclabile in via delle Armi, lungo l’asse della ferrovia e il
torrente Savena. Dopo quattro anni sono stati finalmente avviati i
lavori che costeranno 141mila euro.
Ponti
sottopassi e illuminazione
I lavori di manutenzione di ponti e
sottopassi
sembrano essere un vero incubo per l’intero quartiere. “Da tre
anni chiediamo una perizia del ponte di San Ruffillo sul Savena, –
ha raccontato Valori – ma questo è un intervento che riguarda non
solo il Comune, ma anche provincia e Regione. L’amministrazione
comunale aveva promesso di fare una pista ciclabile. Siamo in
ritardo di tre anni. Inoltre sono 50 anni che quel ponte rimane in
condizioni di degrado. La perizia dei tecnici del Comune ha potuto
visionare soltanto il manto stradale ed i parapetti ma non i piloni
di sostegno del ponte, le fondamenta delle colonne, le numerose
crepe e il deterioramento delle parti in cemento. E questo perché i
tecnici non sono stati in grado di trovare la strada per scendere
sull’alveo del fiume per fare una perizia completa e
approfondita”. Un vero paradosso, che però ha ilsapore di una
beffa.
Uno dei problemi irrisolti rimane l’innesto di via del
Pozzo con la via Toscana. Infatti il primo sottopasso di via del
Pozzo congiunge parte degli isolati di S.Ruffillo ma, per le sue
caratteristiche, costituisce un continuo problema per automobilisti,
pedoni e ciclisti. E’ molto basso, molto stretto, senza
illuminazione, non ha banchine pedonali disegnate e nemmeno
marciapiedi. Ci sono molti sottopassi in zona, ma nessuno funziona
adeguatamente. Un altro sottopasso che dovrebbe diventare
ciclo-pedonale è situato in via Foscherara, “che però – ha
spiegato Merola – è stato finalmente messo in sicurezza". “Per
anni abbiamo chiesto che venissero costruiti marciapiedi, - ha
raccontato Valori – che fosse definita la banchina pedonale, la
segnaletica verticale e orizzontale, l’illuminazione dello stesso
sottopasso e rifatta la spalletta in cemento che fissa la barra
metallica che, sgretolandosi a causa delle vibrazioni determinate
dal passaggio dei treni, metteva in pericolo automobilisti e
pedoni”. Pezzi di cemento cadevano all’altezza di tre metri sul
passaggio pedonale sottostante. Per il sottopasso di via Ponchielli,
che avrebbe dovuto accompagnare la costruzione della Coop di via
Corelli, è molto tempo che viene chiesto un intervento. Già da
anni si parlava di risistemarlo, ma nessuno avrebbe mai pensato che
dopo aver ristrutturato tutta la zona, il sottopasso non sarebbe
stato costruito. E se da un lato la costruzione della Coop ha
portato a un percorso ciclabile a forma di anello che ruota attorno
alla struttura, dall’altro è stato interrotto un preesistente
percorso pedonale e ciclabile, utilizzato dai cittadini di via
Corelli e dai contadini degli orti. “Finalmente si è dato il via
ai lavori che dovrebbero partire a giorni”, ha detto Merola. Lo
stesso dicasi per quello in via Delle Armi, sotto la Direttissima,
dove si vede un marciapiede contro la massicciata ferroviaria e
dove, tra l’altro, hanno anche costruito degli appartamenti. Tutti
questi sottopassi sono inoltre poco illuminati. “In attesa che
vengano realizzati quelli riservati a ciclisti e pedoni o che siano
sistemati alcuni già esistenti abbiamo più volte sollecitato la
messa in sicurezza dei sottopassaggi – ha sottolineato il
presidente del comitato - mediante opportuni interventi quali
segnaletica di pericolo, illuminazione, dossi che limitino la
velocità massima all’interno dei tunnel a 30 km/h, la creazione
di sedi ciclo-pedonali come marciapiedi evidenziati da materiale
catarifrangente”.
….
e la canaletta di Savena
La Chiusa di San Ruffillo fu costruita nel 1221. E’ da qui che
parte la canaletta di Savena. A lato della Chiusa fu costruita una
bastia dove è stata combattuta un’importante battaglia per i
bolognesi nel 1361. Anticamente la canaletta faceva muovere i
mulini, annaffiava campi ed orti ed era utile alle lavanderie. Oggi
è a tratti scoperta (per la maggior parte nel quartiere Savena) e a
tratti coperta (nel quartiere S. Stefano), scorrendo così tra zone
abbandonate e zone intensamente urbanizzate fino ai Giardini
Margherita. Di fatto per la maggior parte dei bolognesi questa
canaletta è sconosciuta. Esiste un percorso sopraelevato
utilizzabile in via delle Armi, dove una pista battuta accompagna per
alcune decine di metri il pedone curioso. Poi la canaletta scorre a
lato della strada e della caserma proseguendo il suo percorso, tra
orti e zone abbandonate, passando sotto la ferrovia. Per l’ultimo
tratto costeggia via del Pozzo, avvicinandosi nuovamente alla sua
origine: la diga di San Ruffillo. Un tratto della copertura del
canale è crollato ed ora è necessario più che mai disegnare un
assetto stabile nel tempo. Con la costruzione della Coop, il
tracciato è stato ristrutturato per un buon tratto con moduli in
cemento. Ma ancora molti interventi devono essere fatti per ridare
luce a un pezzo di storia della città. “Proprio in questi giorni
– rassicura Merola – sono partiti i lavori. Qui c’è bisogno
di un risanamento e di interventi di bonifica ambientale. Tutto si
può fare e dal Comune continuano a dirci che, anche per gli altri
interventi urbanistici, presto si arriverà ad una soluzione
concreta. I finanziamenti ci sono, i permessi anche, ma il quartiere
continua, non si sa per quale ragione, ad aspettare anni la
realizzazione di vecchi progetti”.
Luisiana Gaita |