Circondati dall'amianto killer

Dalle tettoie delle discoteche ai binari delle ferrovie. Dai vagoni dei treni ai tubi delle condutture dell’acqua. L’amianto, il minerale naturale utilizzato a partire dagli anni ’60 come isolatore termico e acustico, continua a circondare la nostra vita. 
Continua a farlo nonostante l'ormai accertata nocività del minerale nei confronti del corpo umano, e soprattutto dopo che in quasi 25 anni, nella sola provincia di Bologna, le vittime accertate per malattie riconducibili all’esposizione o all’inalazione di amianto siano stati più di un migliaio. 
Una cifra che però potrebbe essere anche molto inferiore alle dimensioni reali del problema, visto che sul numero delle vittime e delle persone (soprattutto operai) che hanno contratto una malattia a causa del minerale killer, al momento non esistono delle statistiche ufficiali sia a livello regionale che nazionale.

A Bologna nonostante le grandi industrie abbiano da tempo sospeso l’utilizzo dell’amianto nei loro cicli produttivi, i siti dove è possibile riscontrare la presenza del pericoloso minerale sono ancora tanti. Talmente tanti che anche gli esperti ormai fanno fatica ad individuarli e monitorarli tutti, mimetizzati come sono tra i rottami delle discariche abusive o negli scali ferroviari dimessi. L’Associazione esposti amianto però, che da molti anni si sta battendo affinché venga istituita un’anagrafe regionale per quantificare le vittime del minerale killer, ha presentato un dossier in cui sono elencati  tutti i siti in città dove ancora oggi è possibile trovare tracce di amianto. 

Oltre alle carcasse dei vagoni dei treni di Trenitalia abbandonate nell'area delle Officine Grandi Riparazioni, (dove a causa dell’esposizione sistematica durante l’orario di lavoro al minerale sono morti più di 120 operai), l’amianto è presente nei posti più impensabili: dalle tettoie del liceo Sabin in via Matteotti, a quelle della discoteca “La Baia delle Stelle” di via Agucchi. Dal deposito di biciclette alla stazione Veneta di via Zanolini ad alcuni capannoni dell’ospedale Sant’Orsola di via Massarenti.
Tutti siti che sia l’Ausl che il Comune stanno monitorando e controllano da tempo, ai quali però da qualche settimana si è aggiunta una clamorosa scoperta. Alcuni dipendenti delle ferrovie dello Stato infatti avrebbero ritrovato delle pietre naturali contenente il minerale killer all’interno della “massicciata” della stazione centrale, cioè l’insieme di materiale che costeggia i binari ferroviari. 
Una scoperta che ha messo in preallarme sia il gruppo Fs che l’azienda sanitaria locale bolognese che ha prelevato un campione delle pietre della massicciata per sottoporle ad analisi di laboratorio. Se i test dovessero confermare la presenza dell’amianto, l’elenco dei luoghi contaminati dal minerale si allungherebbe sempre di più. Magari fino ad eguagliare i 1650 chilometri di tubazioni in cemento-amianto che Hera continua ad utilizzare per far arrivare nelle case dei bolognesi l’acqua potabile. Chilometri contaminati che nemmeno la cifra di 1000 morti in poco più di vent'anni sono riusciti ad azzerare.

Massimiliano Papasso
 

Nella foto in alto: l'amianto nella sua forma minerale

Nella foto in basso: una tettoia abbandonata contenente il pericoloso componente

 
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